ELEONORA DUSE, UNA DELLE PIÙ GRANDI ATTRICI TRA 800 E 900
(DAM) Castel di Ieri (AQ) – Nel 2024 é stato il centenario della morte di Eleonora Duse, una delle più grandi attrici teatrali di sempre, soprannominata “la Divina”. Nacque a Vigevano nel 1858. Era figlia d’arte e, dunque, al seguito della compagnia teatrale del suo papà, prese subito confidenza col palcoscenico. A soli 4 anni, a Chioggia, recitò nella parte di Cosetta dei Miserabili di Victor Hugo. Iniziò la sua carriera a 12 anni in un teatrino ambulante, sostituendo la mamma malata nello spettacolo Francesca da Rimini scritto da Silvio Pellico nel ruolo della nobildonna a cui era intitolato tale spettacolo. A 14 fu Giulietta. Successivamente, si susseguirono prove sempre più impegnative fino all’ingresso nel 1875 nella compagnia Pezzana – Brunetti e, 3 anni dopo, in quella di Ciotti – Belli Blanes nel ruolo di prima amorosa. Nel 1880, nella compagnia di Cesare Rossi divenne prima attrice. Sposò Tebaldo Cecchi che era un attore discreto ma soprattutto un uomo buono capace di sostenerla, dal quale ebbe la figlia Enrichetta. Nel 1884 iniziò una relazione con Arrigo Boito che definiva “il filo rosso della propria esistenza”.
L’incontro che ebbe con Sarah Bernhardt, che allora era ritenuta la più grande attrice vivente, fu determinante per il consolidamento della sua vocazione. Attrice sperimentatrice ed originale, Eleonora affinò la propria ricerca con lo studio, misurandosi anche con i personaggi più moderni dei suoi tempi come Ibsen o Zola. Essendo il suo stesso modo di muoversi a comunicare lo stato d’animo del personaggio, l’attrice cambiò la maniera di recitare, rendendola meno pesante, per mezzo di un suo stile, trasmettendo meglio le emozioni al pubblico, facendo pause più prolungate da una battuta all’altra, salendo sul palco senza trucchi pesanti e lasciandosi guidare in scena maggiormente dall’istinto che dal copione. E questa sua maniera innovativa di recitare trasmetteva al pubblico tantissime emozioni. Facendo comprendere subito lo stato d’animo del personaggio che interpretava con il suo modo di muoversi non aveva nemmeno bisogno delle parole. Come disse Sergio Tofano su di lei: “la sua recitazione era ridotta all’essenzialità più limpida e pura ed assolutamente priva dei molti capricci vocali e barocchismi cari invece alle attrici sue contemporanee”.
Le opere che Eleonora interpretò furono tantissime: “Teresa Raquin” di Zola, *La principessa di Bagdad“,” La signora delle camelie“, “La moglie di Claudio“, “Cavalleria Rusticana“, “Antonio e Cleopatra“, “Casa di bambola“, “La donna del mare” e moltissime altre di un repertorio sempre più eterogeneo e vasto. Inoltre, il critico Jules Lemaitre scrisse: “È molto più che bella. D’un pallore opaco e un po’ olivastro, la fronte solida sotto le ciocche nere, le sopracciglie serpentine, i begli occhi dallo sguardo clemente, una bocca grande, pesante nel riposo ma incredibilmente mobile e plastica. La voce è chiara e fine”.
Eleonora Duse la “Divina”, incontrò la prima volta Gabriele d’Annunzio quando era già una attrice affermata, e lui, più giovane, uno scrittore in ascesa, rifiutando, al termine dello spettacolo, di passare una notte di sesso col poeta.
Il Vate decise così di cambiare strategia, provando ad interessare l’attrice in maniera culturale, mandandogli una copia delle Elegie romane con la dedica “alla divina Eleonora”. Lei rimase molto colpita e decise di iniziare a frequentare il d’Annunzio; in questo modo, i due cominciarono a fare coppia fissa e furono al centro dei gossip rosa dell’epoca: Gabriele iniziò a comporre opere teatrali che lei recitava in maniera puntuale sui palcoscenici teatrali italiani e non solo. Sono ad esempio legate alla nuova stagione teatrale che essi inaugurarono una nuova edizione di “Francesca da Rimini” o il “Sogno di un mattino di primavera“.
Alla frequentazione con l’attrice è legato il periodo toscano di d’Annunzio con la vita, oltre che a Villa Versiliana nella frazione di Pietrasanta (Provincia di Lucca) Marina di Pietrasanta (dove nel 1902 il poeta compose la lirica La Pioggia nel Pineto), presso Marina di Pisa.
Eleonora Duse è una delle donne che il Vate amò di più, e di cui lo stesso Gabriele conservava la foto tra gli affetti personali, considerata probabilmente la sua eterna musa. La foto di Eleonora si trova ancora vicino quella della mamma del poeta Luisa De Benedictis (detta Luisella d’Annunzio), nelle stanze da letto private dello scrittore nella Priora del Vittoriale.
All’attrice, che lo ispirò per 8 anni, il poeta dedicò “Il Fuoco e La città morta“. “Il Sogno d’un mattino di primavera” la Duse la interpretò a Parigi nel 1897 con un successo enorme. Riservata e chiusa, non amava obbedire e diventò una sorta di punto di riferimento per le persone che credevano in un teatro moderno e vivevano in quel luogo. Nel 1898 partì per la Grecia e l’Egitto accompagnata dal Vate. Nel 1904 finì la sua storia d’amore con quest’ultimo, non soltanto per la conflittualità dei caratteri, ma anche avendo l’attrice, ricevuto in quello stesso anno, un’umiliazione grande, quando La figlia di Iorio esordì al Teatro Lirico di Milano con Irma Gramatica nella parte di Mila, ed accumulato debiti per aiutare il poeta. E nel Gennaio del 1909 a Berlino, decise di lasciare il teatro in seguito alla rappresentazione de “La donna del mare“. Lodata grandemente dalla critica ed amata dal pubblico, Eleonora Duse instaurò intensi rapporti di stima ed amicizia con tante altre donne intellettuali, scrittrici ed artiste del suo tempo: Camille Claudel, Isadora Duncan, Yvette Guilbert, Sibilla Aleramo, Ada Negri, Laura Orvieto e Matilde Serao. Ed anche amicizie amorose importanti come quella con Lina Poletti. Nel 1914, a villa Ricotti sulla Nomentana, aprì un luogo di incontro e di ritrovo, una Casa delle attrici con annessa biblioteca, che tuttavia durò purtroppo un solo anno. Nel 1917 per il Congresso Nazionale delle Donne, al teatro Argentina di Roma, difese tutte le donne che lei chiamava “donne reali” e disapprovò le femministe molto aggressive. Essendo attenta alla scrittura e al teatro di varietà, si interessò al cinema, la nuova arte, alla quale fu legata da diversi progetti e si rifugiò in particolar modo nell’epistolario. Tra i progetti che la legavano al cinema, ci furono quello con Giovanni Pastrone per “La Signora delle tempeste“; quello con Louis Delluc per “La Femme de nulle part” e quello con il regista Griffith. Ma l’unico film al quale partecipò fu “Cenere” di Febo Mari; come scrisse Francesco Soro: “Eleonora accolse la proposta con sospetto; ma successivamente finì per accettarla, in seguito a lunghi colloqui, e che pose però 2 condizioni: ossia, che voleva riservare a sé la scelta del soggetto, ed anche degli artisti a cui sarebbe spettata l’esecuzione del film”.
Nel 1919 si innamorò di Asolo, ospite della sua amica Lucia Casale, e acquisterà e farà sistemare una dimora. L’anno successivo, in una lettera a Marco Praga, espresse il desiderio di tornare sulle scene ma a modo suo, senza condizionamenti e legami stabili, appartenendo lei alla generazione delle attrici indipendenti. Successivamente, la Duse formò una compagnia sua e cominciò una tournée in Italia; nel 1923 era a Vienna e a Londra, e il 10 Ottobre partì per l’America.
Nell’Aprile dell’anno seguente, minata nel corpo dalla tubercolosi, Eleonora Duse si spense sola in una camera d’albergo di Pittsburgh.
Nello stesso mese, Marco Praga ricordava a Silvio d’Amico in una lettera: “che sarebbe stato un errore gravissimo se si avesse voluto seppellire l’attrice a Campo Verano; che, peggio, sarebbe stato andare contro la sua volontà e che lei non amava le folle: era una solitaria e prediligeva la solitudine pensosa e raccolta”. Pertanto, venne rispettato il desiderio di Eleonora Duse di essere sepolta nel tranquillo cimitero di Asolo, proprio lei che insieme al d’Annunzio ha segnato una epoca di grande fervore culturale e sociale come la Belle Époque in Italia.
