Chieti – Non si può dire con esattezza quante furono le donne di Gabriele D’Annunzio, si stima 140 circa secondo alcuni studiosi, fra Muse e Donne del Vate, ossia coloro che ispirarono la sua poesia e quelle entrate semplicemente nelle sue stanze da letto per il soddisfacimento del suo erotismo superlativo.
Di seguito, parleremo brevemente, ma dettagliatamente di quelle che probabilmente sono le donne più importanti nella vita del Vate.
MARIA HARDOUIN DI GALLESE
A lei d’Annunzio ispira Giuliana la protagonista dell’ Innocente. Nobildonna romana, nata nella Città Eterna il 1° gennaio 1864, era la moglie ufficiale di Gabriele d’Annunzio. I due si conobbero nel 1883, scoppiò l’amore e si frequentarono di nascosto, nonostante che la
famiglia della duchessina osteggiò in tutti i modi questa relazione, soprattutto per lo stile di vita spregiudicato del d’Annunzio e per la differenza di classe.
L’accensione di una candela nella chiesa di Sant’Apollinare era il segnale convenzionale che Gabriele attendeva di veder per poter accedere alle stanze della duchessina.
Quando Maria rimase incinta di Gabriele, scoppiò uno scandalo sui giornali gossip dell’epoca che parlarono del “peccato di maggio”e i due piccioncini non ebbero altra scelta che fuggire a Firenze, per costringere i genitori di
lei ad acconsentire ad un matrimonio riparatore dal quale nacquero i tre figli legittimi maschi del d’Annunzio Mario, Gabriellino e Ugo Veniero. I due sposini si trasferirono prima a Pescara presso una casa della famiglia di Gabriele a Villa del Fuoco. Dopo pochi mesi, Gabriele si stancò subito della vita morigerata di buon padre e marito che conduceva a Pescara e tornò a Roma, dove lavorava come giornalista e usò la sua professione come chiave di accesso ai salotti della Roma bene fra vizi e donne.
Questa giostra durò fino al 1890, quando Maria, resasi conto di aver rinunciato ad una vita agitata per un marito che non la amava assolutamente e la lasciava sempre in difficoltà economiche, si separò di fatto, ma chiesto e non ottenuto aiuto dal padre Jules Hardouin, tentò di togliersi la vita. Abbandonata da Gabriele che non contribuiva al sostentamento della famiglia, il 6 giugno 1890, Maria era col piccolo Veniero in Via del Corso, dove incontrò il padre a cui mandò il nopotino a salutarlo affettuosamente, ma il genitore reagì seccato in malo modo, non degnando di uno sguardo Maria che nel pomeriggio dello stesso giorno prese a 25 anni la disperata decisione di tentare di farla finita, gettandosi nel vuoto dal mezzanino della casa coniugale in Via Piemonte. La ragazza non morì, ma riportò solo qualche frattura e qualche contusione. Tale gesto portò al riavvicinamento sia col padre di lei, sia momentaneamente col marito, scioccati da tale gesto.
Successivamente, nel 1894, per preservare il suo patrimonio, si separò anche legalmente dal d’Annunzio, trasferendosi a Parigi, dove ebbe una relazione col poeta Robert de Montesqiou.
Nel 1924, Maria prese dal marito il titolo di Principessa di Montenevoso e quando fu inaugurato il Vittoriale, andò a vivere nella villa Mirabella, all’interno del parco della casa museo di d’Annunzio. Morì a 90 anni al Vittoriale, dopo che aveva visto calare nella tomba non solo il marito ma anche i suoi figli, il 18 gennaio 1954, e la sua salma è sepolta lì, nella Piazzetta Dalmata.
ELEONORA DUSE
Nel 2024, è stato il centenario della scomparsa di Eleonora Duse, una delle più grandi attrici teatrali di sempre, soprannominata, “la Divina”.
Figlia d’arte, ha iniziato la sua carriera a soli 12 anni in un teatrino ambulante, sostituendo la madre malata nel ruolo di Francesca da Rimini nell’omonimo spettacolo scritto da Silvio Pellico. Ha cambiato il modo di recitare, rendendolo meno pesante, attraverso un suo stile, lasciandosi guidare in scena più dall’istinto che dal copione, salendo sul palco senza pesanti trucchi, facendo pause più prolungate da una battuta all’altra, trasmettendo meglio al pubblico le emozioni, perché era il suo stesso modo di muoversi che comunicava lo stato d’animo del personaggio.
Il suo modo innovativo di recitare trasmetteva al pubblico moltissime emozioni. Non aveva bisogno di parole, era il suo modo di muoversi che faceva capire subito lo stato d’animo del personaggio che interpretava.
Il primo incontro con d’Annunzio quando lui era ancora un giovane promettente scrittore e lei già una attrice affermata, rifiutando alla fine dello spettacolo di passare una notte di sesso con lui.
Si incontrarono una seconda volta nel 1988, e l’esito dell’approccio dannunziano fu anche in questo caso negativo.
A questo punto, il poeta decise di cambiare strategia, cercando di interessare culturalmente l’attrice, inviandogli una copia delle Elegie romane con la dedica “alla divina Eleonora”
Così i due iniziarono a fare coppia fissa e furono al centro dei gossip rosa dell’epoca: d’Annunzio iniziò a comporre opere teatrali che le puntualmente recitava sui palcoscenici teatrali d’Italia e non solom Opere legate alla nuova stagione teatrale inaugurata dai due sono ad esempio il Sogno di un mattino di
primavera o una nuova Edizione di Francesca da Rimini. Alla frequentazione con Eleonora Duse è legata il periodo toscano del poeta abruzzese con la vita presso Marina di Pisa e a Villa Versiliana a Marina di Pietrasanta, frazione di Pietrasanta in Provincia di Lucca, dove il poeta compose la lirica La Pioggia nel Pineto nel 1902.
É una delle donne più amate dal Vate, di cui il d’Annunzio conservava la foto fra gli affetti personali, ancora presente vicino quella della madre del poeta Luisa De Benedictis detta Luisella d’Annunzio, nelle stanze da letto private del poeta nella Prioria del Vittoriale.
LUISA BACCARA
La “Signora del Vittoriale”, nata a Venezia il 14 gennaio 1992, musa e donna del Vate che la soprannominava in modo affettuoso “smikrà” (piccola in greco), bravissima pianista, proveniente da una famiglia della borghesia veneziana, donna di carattere che secondo indiscrezioni non confermate sarebbe stata lei accidentalmente, per gelosia d’amore o per difendere la sorella Jolanda dalle attenzioni del Comandante, a far fare al Vate il Volo dell’Arcangelo il 13 agosto 1922, alle 23.00 circa, un paio di giorni prima del programmato incontro fra il d’Annunzio, Mussolini e Nitti che, se ci fosse stato, avrebbe potuto cambiare la storia d’Italia. Secondo altra versione sarebbe stata Jolanda Baccara, la sorella minore di Luisa detta “Jò jò”, ad aver involontariamente spinto il Vate da una finestra della Prioria del Vittoriale, poi scaramanticamente murata (il d’Annunzio era molto superstizioso).
Luisa Baccara, di trent’anni più giovane del d’Annunzio (lui 56, lei 27), lo fece innamorare di lei, mentre suonava il pianoforte. Quando, nella notte fra l’11 e il 12 settembre del 1919 D’Annunzio partì per Fiume da Ronchi dei Legionari la portò con sé. Dopo il Natale di Sangue del 1920 che mise fine alla Reggenza del Carnaro, con grande disappunto della famiglia di lei e di Maria di Gallese, consorte ufficiale del poeta abruzzese, si trasferirono a convivere in Villa Gragnacco sulla riva bresciana del Garda, esattamente a Gardone Riviera che dal 1924, in concomitanza anche col conferimento del titolo di Principe di Montenevoso al Vate, divenne il Vittoriale degli Italiani, dove rimasero insieme fino al 1° marzo 1938, quando il poeta morì. Inutili furono i tentativi degli amici e dei figli di d’Annunzio di allontanare Luisa Baccara dal Vittoriale, anche se negli ultimi anni l’amore che il Vate provava per lei si era affievolito – complice le nuove fiamme del Vate e l’incapacità di accettare l’invecchiamento che lo spinse a schifare il mondo, da lì lo “Schifamondo”, il nuovo padiglione della Prioria del Vittoriale che doveva essere adibito a nuova abitazione del d’Annnunzio, mai completato a causa della morte che aveva improvvisamente colpito il Vate, dove c’è il letto con l’occhio veggente dove si fece la veglia pubblica della salma del poeta e dove c’è la sede del Museo d’Annunzio Eroe – e, negli ultimi anni, comunicava con lei solo attraverso bigliettini e lettere, ( ben 1780) che lei conservò al Vittoriale.
Dopo la scomparsa del poeta tanto amato, Luisa Baccara si ritrasferì a Venezia, dove condusse una vita riservata, lontano dalle luci della ribalta, impartendo lezioni musicali private, come alla ragazza a cui, tra una chiacchiera e l’altra, rivelò pare la verità sul Volo dell’Arcangelo, e in particolare su una sua responsabilità, anche se nessuna ammissione ufficiale c’è mai stata, nemmeno nell’intervista rilasciata novantaduenne a Minoli nella trasmissione Mixer del 1984, poco tempo prima della sua morte, il 29 gennaio 1985.
BARBARA LEONI
Elvira Natalia Fraternali, romana e moglie del Conte Leoni, passata alla storia come Barbara Leoni, fu amante del d’Annunzio ( da lui ribattezzata affettuosamente Barbarella), anche lui sposato con la Duchessa Maria Hardouin di Gallese.
Della loro passionale relazione, durata dal 1887 al 1891, di cui resta un nutrito epistolario, si fa riferimento nell’opera il Trionfo della Morte dove si parla dell’Eremo Dannunziano di San Vito Chietino dove attualmente riposano le spoglie mortali della Leoni.
AMELIE AELIS MEZOYER (nella foto)
Amelie Aelis Mezoyer, nata in Borgogna nel 1887, governante di casa d’Annunzio in Francia e poi del Vittoriale, è stata la donna per più tempo vicina al Vate, dal 1911 al 1938, anno della sua morte. Aveva solo 24 anni quando si conobbero e lui il doppio 48.
Era non solo una collaboratrice fidatissima che conosceva tutti i gusti del d’Annunzio, ma anche una amica con cui si confidava e la migliore amante che soddisfava ogni voglia sessuale del Comandante, soprattutto nel sesso orale, la cui abilità gli era valsa il soprannome di Aelis cioè elica. Partecipava come terza persona alle orge che faceva il Comandante al Vittoriale con le stesse ragazze che a pagamento reclutava la Mezoyer stessa.
Cristiano Vignali – Veronica Tieri