Culto delle acque nella Maiella marrucina

Il culto delle acque nella Maiella marrucina

(DAM) Abruzzo – Per la rubrica Abruzzo History andiamo alla scoperta delle antichità e dei riti ancestrali d’Abruzzo. Oggi scopriamo i segreti del versante marrucino della Maiella attraverso le attestazioni del culto delle acque.

L’acqua è un elemento naturale da sempre legato a doppio filo con l’origine della vita e la sfera della sacralità per gli esseri umani, fin dai primordi.
Quasi divinità a sé stante, l’acqua è al centro di rituali e festeggiamenti antichi e, in Abruzzo, troviamo ancora oggi moltissime testimonianze di luoghi del culto delle acque, in particolare sulla montagna sacra per eccellenza: la Maiella.

L’acqua, di fatto, è un elemento indispensabile per lo sviluppo della vita: questa sua caratteristica ha fatto sì che nel tempo le acque, affascinanti e misteriose, entrassero a pieno titolo nel sistema cultuale di religione in religione. Elemento sacro per eccellenza, infatti, l’acqua è intesa in quasi tutte le forme religiose come forza purificatrice e vivificatrice, oltre che luogo d’appartenenza di numerose divinità del pantheon.
Non stupisce, dunque, che il culto delle acque possa vantare una grandissima continuità storica, venendo tollerato anche nel Cristianesimo, che ne ha mutuato dalle religioni precedenti riti e usi sacri.
Basti pensare al rito del Battesimo per rendersi conto di come l’acqua venga confermata anche dalla religione cristiana come fonte di redenzione e purificazioni.

Se ci concentriamo sul territorio abruzzese, potremo addirittura identificare in figure precise questo processo di assimilazione dell’acqua come elemento religioso importato dai culti italici. Ne sono testimonianza, ad esempio, la santificazione di Nunzio Sulprizio, patrono della Fonte di Riparossa e, nel 1991, il riconoscimento di una nuova acqua miracolosa in Fonte Paradiso, a Guilmi.

Il fenomeno in Abruzzo risulta notevolmente diffuso e fortemente radicato. Proprio tanta ricchezza, permette di risalire alle origini italiche, ricostruendo i culti delle acque nella nostra regione in epoca preromana.
Quello che ne emerge è un numero davvero considerevole di acque ritenute a qualche titolo sacre e protagoniste di culti e rituali.
Nonostante nel corso dei decenni alcune fonti si siano naturalmente esaurite, anche in quei casi nella memoria degli anziani sono scolpiti i ricordi delle pratiche religiose legate a quelle acque.

È quindi possibile ricostruire un’articolata geografia delle acque sacre abruzzesi, raggruppabili secondo la divinità a cui erano legate, il luogo di culto, la ritualità specifica o la malattia per la quale fungevano da rimedio.
La diffusione territoriale di questi luoghi di culto così peculiari spazia tra le province di L’Aquila, Chieti e Pescara, con una interessante concentrazione nell’area della Majella.

Nell’Abruzzo odierno, la grande varietà di santi legati all’acqua con i rispettivi luoghi di culto dedicati testimonia apertamente la variegata distribuzione di fonti sacre già nell’antichità precristiana. Gli attuali santi, infatti, hanno gradualmente preso il posto di divinità preesistenti, anch’esse legate a doppio filo ai culti delle acque.

La maggiore concentrazione del culto delle acque nella nostra regione si può notare in zone montane grazie alla presenza di alcune caratteristiche naturali favorevoli come la presenza di numerose grotte e la scarsa idrografia superficiale, sostituita da un’abbondante attività idrica ipogea che dà vita a numerose fonti naturali.
Da non sottovalutare, inoltre, l’effettiva presenza di acque minerali terapeutiche, oggi convogliate negli stabilimenti termali come quelli ospitati a Caramanico Terme, Popoli, Raiano o Canistro.
Tutti questi fattori hanno fatto sì che nel tempo l’acqua si trovasse ad essere al centro di una serie di culti che ne esaltavano le qualità curative e portavano, di conseguenza, le persone a venerare le sorgenti come vere e proprie divinità o a renderle luogo privilegiato di dei che facevano parte del loro sistema religioso di riferimento.

L’intercessione del divino, in questo contesto, è fondamentale e va sottolineata la fortissima spiritualità dei territori di cui stiamo parlando.
Proprio la morfologia del territorio abruzzese ha favorito, nel tempo, la presenza di asceti ed eremiti, che si allontanavano dai centri monastici in pianura per inerpicarsi sulle cime dei monti.

Il mix di reali effetti benefici portati da determinate acque e di convinzioni religiose ha portato ad attribuire all’acqua capacità divine, la cui ritualità è quindi entrata a far parte a pieno titolo dei culti e delle manifestazioni religiose tramandate ancora oggi.
Nella religione cattolica, una delle figure di spicco legate all’acqua è sicuramente l’Arcangelo Michele, ricordato come principe delle acque.
Nel tempo, il patronato delle acque sacre è stato attribuito anche alle figure che, in vita, avevano abitato quelle aree, come Celestino V, San Domenico o il già citato San Nunzio Sulprizio.

Per quanto riguarda le figure femminili, la religione cristiana collega la sacralità della acque alla Madonna, a Santa Lucia e a Sant’Agnese ma anche alle tre protettrici delle puerpere: Sant’Agata, Sant’Eufemia di Calcedonia e Santa Scolastica.
Queste attribuzioni sembrano essere calco di precedenti nelle religioni tradizionali politeiste, che attribuivano alle divinità femminili delle Grandi Madri il dominio sulle acque e, in Abruzzo, in particolare alla Dea Bona.

La sovrapposizione di santi cristiani a divinità precedenti è indubbia ed è testimoniata anche dall’iconografia tra le figure. In questo senso, è emblematico il caso di San Michele, il cui culto legato alle acque si dimostra ricalcato per filo e per segno su quello di Ercole, principale divinità maschile legata all’acqua nell’Abruzzo precristiano.
I reperti riportati alla luce a Corfinio nei pressi della fonte di Sant’Ippolito testimoniano il legame di Ercole con i culti delle acque nel nostro territorio. In questo caso, nel passaggio al Cristianesimo, Ercole è stato sostituito con Sant’Ippolito.

Ma anche in altri luoghi d’Abruzzo la compresenza di luoghi di culto anticamente dedicati a Ercole e sorgenti o tracce di acqua testimonia questa continuità interreligiosa. È il caso del Morrone, di Castelvecchio Subequo, di Palombaro o dell’eremo di San Bartolomeo in Legio.

Il culto delle acque in Abruzzo vanta variegate testimonianze architettoniche, che hanno segnato il panorama regionale con moltissime tipologie di monumenti, che spaziano dalle semplici fonti abbeveratoio agli eremi, dai santuari della Prisca Religio alle moderne chiese.
Importantissimi dal punto di vista storico-artistico, oltre che estremamente suggestivi da un punto di vista naturalistico, sono poi i siti in grotta delle acque sacre, isolati o comunque lontani dalle principali vie di transito.
Caratteristica principale è il riuso di cavità naturali preesistenti, talvolta adattate con aggiunte in muratura e sistemi di canalizzazione delle acque.

La devozione popolare per i riti delle acque non si è mai affievolita, tanto che in alcuni casi i luoghi di culto sono stati successivamente riedificati, come è accaduto per il Santuario di San Nunzio Sulprizio a Pescosansonesco o per la chiesetta di Santa Scolastica a Corropoli.

Oltre alle testimonianze architettoniche, comunque, merita di essere ricordato anche il ricco patrimonio costituito da festività popolari e culti, mantenuto vivo dal ciclico ricordo esercitato dalla memoria collettiva.
Tali ritualità, però, non sono immuni da un processo di “turisticizzazione”, che in alcuni casi ha portato ad una spettacolarizzazione del rito originale che rischia di snaturarne e mortificarne l’importanza ancestrale e identitaria.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine

Fonte: Silvia Scorrano – Il culto delle acque in Abruzzo. Percorsi di ricerca e strumenti di valorizzazione.

Vedi anche: https://www.saturniatellus.com/2020/05/benessere-dello-spirito-del-corpo-la-grande-funzione-sociale-delle-terme/

Foto di copertina tratta da www.acquesacre.it (Il Santuario di San Michele Arcangelo a Liscia).