
(DAM) Chieti – Nei giorni della festa di S.Anna sono stato a fare una passeggiata fra le bancarelle con il mio amico italo – tedesco, il Cav. Enzo Iacovozzi, nato a Palmoli nel vastese, che ha fatto le scuole a Chieti negli anni Cinquanta, prima di partire sul finire degli anni Sessanta in Germania, dove ha aperto un negozio di radio e televisori che ha tenuto fino al 2001. Da quel momento, senza mai lasciare la cittadinanza italiana nonostante la lontananza fisica dalla madrepatria, ha portato avanti una serie di attività tese a promuovere l’Italia e l’Abruzzo anche con l’associazione italo – tedesca di cui fa parte ad Hildesheim, centro abitato della regione di Hannover. Azioni che gli sono valse recentemente il titolo di Cavaliere della Repubblica.
Enzo da bambino viveva a Chieti nella contrada, allora zona di campagna, di Madonna del Freddo e data la vicinanza del Piazzale di Sant’Anna, subito si è tuffato nei suoi ricordi, di quando faceva le prime classi della scuola elementare in quella struttura rimasta pressoché intatta a fianco del bagno pubblico della piazza. Ha cominciato a raccontare di quando si partiva a piedi dalle campagne per vendere, o il più delle volte barattare, prodotti agricoli in Piazza Malta o nella adiacente “piazzetta dei polli” che si affaccia su Via de Lollis.
Tempi storicamente non molto lontani cronologicamente, rimasti vivi nella memoria collettiva di chi ha i capelli grigi, ma che dal punto di vista sociale e tecnologico sono distanti anni luce, con una società nobile e contadina, con un rapporto socio – economico di dipendenza reciproca fra Chieti e i centri limitrofi agricoli che andava avanti da secoli e che solo negli ultimi decenni è stato intaccato.

“Siamo nel 1950 – Enzo inizia a raccontare come un fiume in piena- e facevo le prime classi della scuola elementare in Piazzale S.Anna, proprio lì in quel casolare dietro i bagni della piazza, all’incrocio con Via Albanese, dove al lato, durante la festa, c’è il palco. Nella piazza c’era dalla parte opposta – ha continuato Enzo – anche un mulino dove si andava a far macinare il grano. In questa società contadina di cui ormai restanano solo alcune vestigia del passato nelle case coloniche, oggi il più delle volte trasformate in bellle villette a uso abitativo, i più anziani che erano nati nell’Ottocento, radunavano noi bambini davanti al fuoco la sera e ci raccontavano storie, favole leggende che affondavano nella notte dei tempi , con creature sovrannaturali, spesso frutto della fantasia degli uomini. Una di queste storie che ci terrorizzava particolarmente e che mi è rimasta impressa, è sicuramente quella delle “Streghe delle querce di Via Strada Grotte” “.

“Quando tornavo verso casa nelle campagne, percorrendo la Via Ianni che all’epoca aveva solo il muro del cimitero monumentale – ha specificato Enzo – imboccavo Via Strada Grotte, dove all’epoca non c’era ancora il carcere e molte delle case attualmente presenti non erano certo come oggi, oppure non c’erano per nulla; lì c’era un luogo dove, secondo il racconto degli anziani, vivevano delle streghe che la notte rapivano i bambini o che facevano malefici, pozioni e fatture. Le streghe apparivano sopratuttto vicino a delle querce ancora oggi visibili di fronte a una moderna villetta, prima del porticato monumentale con due pini, viale che quotidinamente percorrevo per raggiungere il casolare immerso nelle campagne in cui vivevo”.
“Noi bambini della contrada – ha concluso Enzo – quando passavamo per lì avevamo molta paura e facevamo un passo e poi ci fermevamo timorosi col cuore che batteva forte, per poi farci coraggio e riprendere la marcia. Ma queste favole, avevano sempre uno scopo, una morale e un fondo di verità e in fin dei conti ci servivano ad aver timore della natura e delle sue forze occulte, ma anche ad affrontare i problemi della vita, vincendo ogni timore”.

Alla quercia sono collegati il simbolo della forza , della protezione e dell’energia cosmica, ed il suo legno è il combustibile scelto per i fuochi sacri, perché la sua presenza era vista come il segno tangibile per gli uomini della presenza di una certa spiriticità e di un certo magnetismo magico nella zona. Infatti, spesso intorno alle querce i maghi e le streghe che affondano la loro tradizione nei druidi celtici e nei sacerdoti dei pagi, effettuavano i loro riti, le loro magie e i loro sabba.

Notevoli sono le storie sulle querce. La più famosa in Italia è sicuramente quella della “Quercia delle Streghe” di Villa Carrara a Gragnano di Capannori in Provincia di Lucca in Toscana, dove si narra che il burattino Pinocchio ne “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” di Carlo Collodi venne impiccato dagli assassini che volevano derubarlo.
Nelle credenze popolari si dice che, un’ anomala espansione della chioma di una quercia, sia dovuta al fatto che le streghe tenessoro i loro sabba intorno ai suoi rami.
Magari nel caso nostrano, qualcuno aveva portato avanti questa storia perché voleva semplicemente avere tutte per sé le ghiande prodotte dalle querce che in epoca di carestia e povertà erano una fonte di sostentamento alimentare, ma fatto sta che ancora oggi, se ci si ferma e ci si concentra a guardare bene le querce di Via Strada Grotte alla luce della luna, isolandosi dai lampioni delle case che ci sono, qualcosa di magico e di spettrale quegli alberi trasmettono. D’altronde, la quercia è un albero plurisecolare, magico, associato alla festa della luce per i popoli europei che corrisponde al nostro primo Agosto.
Il Direttore di Discovery Abruzzo Magazine – Cristiano Vignali
Buon pomeriggio. Io vivevo in Via Bascelli e sapevo di queste “favole o dicerie” che raccontavano gli anziani a noi bambini di allora. Addirittura dal piazzale S. Anna per andare in via Ferri, nel tratto in cui si doveva passare sotto un ponticello, da anni rimosso, si diceva che c’erano gli “spiriti” che al passaggio dei bambini, formavano un mulinello d’aria seguito da voci indistinte, quasi lamenti che noi, presi dalla paura, sentivamo veramente. Altri tempi, Enzo, in cui giustamente come dici, i “grandi” volevano insegnarci “con la paura” a stare attenti per affrontare al meglio gli ostacoli della vita. Grazie.