(DAM) Abruzzo – Nel cuore dell’Abruzzo, due città si ergono come pilastri territoriali identitari complementari e contrapposti: Chieti e Pescara. Infatti, dietro i loro maestosi palazzi, cova un fuoco antico di rivalità. Una rivalità che, se scrutata da vicino, rivela una verità sorprendente.
Oggi, tra le varie città importanti dell’Abruzzo, ci soffermiamo su Chieti e Pescara, e sulla loro storica rivalità.
Nonostante ci siano altre gemme da scoprire, queste due città incarnano il fulcro di una competizione che si trascina attraverso lo scorrere del tempo da ormai quasi cento anni. Infatti, fino al 1927, l’attuale Pescara era divisa in due Comuni, Castellammare Adriatico a Nord del Fiume Pescara in Provincia di Teramo (dove c’è la stazione centrale per intenderci) e Pescara propriamente detta, centro marinaro in Provincia di Chieti (la zona di Corso Manthoné e del porto). La rivalità semmai, era fra Castellammare e Pescara ma non con Chieti. La rivalità fra il capoluogo adriatico e quello marrucino, nasce con la Seconda Guerra Mondiale, quando nel 1943, molti sfollati vittime dei bombardamenti su Pescara, non poterono entrare a Chieti e nel dopoguerra, con la crescita esponenziale di Pescara, allorché nella vallata della “speranza” (nome dato negli anni Sessanta alla Val Pescara), cadde a Sambuceto la “cortina di ferro” fra Chieti e Pescara.
Il campanilismo, radicato nell’animo italiano tanto quanto il buon vino, ha alimentato le fiamme di questa ostilità. Storicamente, il campanilismo ha rappresentato un modo per le comunità di tutelare e affermare la propria identità e il proprio territorio da ingerenze esterne. In un mondo dove le risorse erano limitate e le minacce abbondavano, il legame con la propria città era fondamentale per la sopravvivenza.
Tuttavia, anche nel XXI secolo, in un’epoca di comunicazioni globali e viaggi intercontinentali, il campanilismo persiste, alimentato da una sorta di nostalgia per un’epoca passata e da una sfida per la supremazia locale.
Come fa questo fenomeno a resistere nel tempo? La risposta risiede nel tessuto stesso della storia umana.
Chieti e Pescara, come molte altre città rivali nel mondo, incarnano ideali, tradizioni e storie differenti. È l’orgoglio o la presunzione legato a ciò che ci rende unici a generare questo conflitto, come spesso accade in molti altri casi.
Ma, oltre al campanilismo, la rivalità tra Chieti e Pescara è influenzata da dinamiche socio-economiche e culturali. Chieti, l’antica Teate Marrucinorum, con la sua storia cittadina plurimillenaria e il suo patrimonio culturale, rappresenta la quintessenza dell’antico e del tradizionale. Qui, l’identità locale è fortemente radicata nel passato, con un senso di appartenenza che si nutre di legami storici e familiari profondi. D’altra parte, Pescara incarna la modernità e la vitalità economica della regione. Come centro economico e commerciale, attira flussi migratori e offre maggiori opportunità. Qui, l’identità è più fluida e dinamica. Questa diversità di caratteristiche identitarie ha creato nel tempo una fertile base per la rivalità tra le due città.
Ma fermiamoci un attimo a considerare la ricchezza nascosta di entrambe le città. Chieti, con la sua lentezza imperturbabile, è un’oasi di storia vivente. Le sue strade raccontano storie antiche, mentre i suoi abitanti respirano l’aria della tradizione. Pescara, al contrario, è un punto di riferimento dell’arte contemporanea, e oggi continua a essere un vortice di cambiamento, una città in progresso.
Eppure, in mezzo a questa competizione, c’è una verità da svelare. Chieti e Pescara non dovrebbero essere città nemiche, ma alleate. Sono, al di là delle sterile polemiche da bar, due pilastri su cui poggia l’Abruzzo. La loro potenza risiede proprio nella loro diversità. Mentre Pescara affronta il futuro con audacia, Chieti preserva il passato con devozione. Due forze complementari, unite nel loro contributo alla regione.
Queste città sono importanti e ogni anno l’Abruzzo riscopre la sua bellezza anche grazie a loro. I dati legati all’incremento del turismo lo rilevano chiaramente. A Pescara, puoi sentire il richiamo del mare, pedalare lungo la costa, osservare i pescatori rientrare con il loro bottino al porto. Mentre a Chieti, puoi abbandonarti alla vita lenta, gustare un drink in un caffè storico, fare due passi tra le antichità ai musei archeologici.
Quindi, anziché vederla come una gara per il titolo di “più fregno”, è fondamentale guardare oltre.
La vera essenza di questa rivalità non dovrebbe risiedere nella competizione, ma nell’apprezzare la diversità e la complementarità tra le due città.
Le nostre differenze non dovrebbero essere motivo di divisione, bensì un’opportunità di arricchimento reciproco, contribuendo in modo unico e irripetibile alla ricchezza culturale dell’Abruzzo.
In tempi come questi, in cui il mondo è spesso sconvolto dalla guerra e dalla discordia, diventa ancora più vitale abbracciare e celebrare le differenze anziché combatterle. È proprio la diversità che ci rende forti, che ci offre la possibilità di imparare gli uni dagli altri e di crescere insieme.
Superare queste differenze ci distingue dal passato e ci eleva come esseri umani evoluti. In un’epoca in cui l’unità è messa alla prova, è importante ricordare che è proprio la varietà delle nostre esperienze e delle nostre prospettive a renderci più resilienti e più ricchi come comunità.
Tila Lara – Discovery Abruzzo Magazjne