Caporciano (Aq): il borgo medievale di Bominaco a cavallo fra leggenda e storia, mitologia e religione

Chiesa di Santa Maria dell'Assunta di Bominaco (Wikipedia)
Chiesa di Santa Maria dell’Assunta di Bominaco (Wikipedia)

A cavallo tra leggenda e storia, tra mitologia e religione andiamo oggi alla scoperta del borgo medievale di Bominaco di Caporciano (Aq), luogo che racchiude una sintesi armoniosa tra bellezza e semplicità suscitando immagini di antiche epoche avventurose.

Il Castello di Bominaco domina il borgo di Caporciano e la Piana di Navelli. Il primo edificio risale al XII secolo. Fu ricostruito con il beneplacido di papa MartinoV dopo essere stato distrutto dalle truppe del condottiero Braccio da Montone di L’Aquila, che nel 1424 occupò Bominaco.

Bominaco faceva parte di un antico complesso monastico; prima si chiamava Momenaco, di proprietà dell’ordine religioso dei benedettini nel X secolo; era anche un punto di sosta per chi aveva come meta la costa adriatica e seguiva la strada di un tratturo che passa nella zona.

Bominaco si offre di raccontare la sua ricca storia accovacciato ai piedi di un’altura, a 1000m di altitudine, tra Gran Sasso e Sirente-Velino. In epoche passate sarebbe stato facile incontrare viaggiatori o soldati che passavano di qui, lungo i tratturi o le importanti strade Romane di collegamento con l’Adriatico.

Il castello è raggiungibile attraverso un aspro sentiero, circondato da paesaggi incantevoli. La cinta muraria, interrotta da torri a pianta quadrata, delimita un’area trapezoidale. Nel suo punto più alto, il recinto si conclude con una robusta torre cilindrica.

Dopo secoli di abbandono, la fortezza è stata recentemente restaurata e i suoi ruderi sono oggi visitabili.

Oggi il borgo si apre con un prato nella parte alta, verso sud-est, dove, nascoste da un boschetto, si trovano l’Abbazia di Santa Maria Assunta e l’Oratorio di San Pellegrino: anticamente facevano parte del monastero di Momenacum (arcaico nome di Bominaco). La loro costruzione risale al 1100-1200, anche se riferimenti storici e legenda s’intrecciano in datazioni molto più antiche: l’Oratorio sarebbe stato costruito da Carlo Magno durante la sua permanenza in Abruzzo e l’intero complesso sarebbe nato sulle rovine di un tempio romano dedicato a Venere.

L’Oratorio di San Pellegrino è un gioiello: quasi completamente affrescato con dipinti del 1200, sfoggia colori forti acquerellati con riflessi diffusi che sembrano mostrare uno scrigno dorato. Due alti divisori in pietra separano lo spazio riservato ai fedeli da quello dei monaci e su di essi, curiosamente, sono scolpiti due animali legendari: a sinistra un simurgh sasanide, una sorta di drago della mitologia persiana, e a destra un grifone, animale mitologico della cultura mesopotamica.

L’Abbazia di Santa Maria Assunta si trova poco più a monte ed collegata all’Oratorio da una stradina nel boschetto: la costruzione è possente, realizzata con blocchi di roccia calcarea proveniente dalle montagne circostanti e impreziosita da rilievi decorativi; all’interno le tre navate sono separate da colonne tutte diverse tra loro che furono prese dall’antica città romana di Peltinum; inoltre sull’altare è collocato un particolare cero pasquale: anch’esso completamente scolpito nella pietra, con due fusti che si avvolgono a elica per tutta l’altezza. In generale, qui, ciò che colpisce è la roccia nuda con cui elementi costruttivi e arredi furono realizzati in una sintesi ideale tra aspra bellezza e preziosa semplicità.

Una volta usciti fuori, gli alberi sembrano proteggere le mura delle due costruzioni che eroicamente hanno attraversato i secoli e si fanno memoria immutabile di questi luoghi: il Castello sulla rocca, il villaggio e le montagne lasciano giocare il presente col passato, evocando ancora epoche avventurose.

Federica Rossetti

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