Capodanno in Abruzzo – Tradizioni e credenze popolari

(DAM) Abruzzo – Alle porte del 2023, ripercorriamo le antiche tradizioni popolari abruzzesi del Capodanno, tra riti ancestrali e arcaiche leggende.

È il momento di salutare un anno intenso e ricco di avvenimenti per accoglierne uno nuovo, colmo di aspettative e dubbi sul futuro. Il Capodanno è un rito di passaggio fondamentale, che si ripete immutabile da sempre e che si caratterizza in ogni area per usanze e tradizioni peculiari.
L’Abruzzo, abitato fin dai tempi più antichi, ha collezionato nel tempo la sua pletora di riti e leggende legati al passaggio da un anno all’altro, che in molti casi si ripetono ancora ai giorni nostri evidenziando il legame immutabile tra passato, presente e futuro.

Il legame con la magia e la superstizione, nelle usanze abruzzesi legate al Capodanno, è indubbiamente estremamente saldo. In particolare, il primo giorno dell’anno è considerato profetico per l’andamento dei successivi dodici mesi, in particolare in base alla prima persona che si incontra per strada. È così che imbattersi in un gobbo o in un anziano era considerato sintomo di buona fortuna; allo stesso tempo, l’incontro con un bambino o con un religioso era foriero di cattiva sorte.

Nella zona di Sulmona si crede che tutte le emozioni provate durante il primo giorno dell’anno tenderanno a ripetersi anche nel prosieguo dei mesi successivi: è per questo che gli anziani del posto ancora oggi evitano le sensazioni negative come la rabbia e l’angoscia, così come l’abitudine di effettuare pagamenti nel primo giorno dell’anno. Al contrario, viene considerato di buon augurio dare inizio ai lavori agricoli o casalinghi.

Per il 31 dicembre è tradizione diffusa pressoché ovunque quella di mettere in atto un rinnovamento totale: da qui l’abitudine di lanciare in strada dalle finestre vecchie stoviglie e indossare abiti nuovi. Il passaggio da un anno all’altro è anche il momento ideale per interrogare la sorte: lasciando cadere le foglie di un ramoscello d’ulivo nella brace del camino, mentre si ripete un antico adagio, è possibile avere un assaggio sul proprio immediato futuro interpretando il comportamento delle foglie stesse. Usanza diffusa anche quella di non spazzare il pavimento di casa fino al 2 gennaio, per non offendere gli spiriti dei defunti accorsi per prendere parte ai festeggiamenti ma di spazzare la neve dall’uscio per accogliere degnamente il nuovo anno.

Numerosi e diffusi in più aree sono i riti di Capodanno legati all’acqua: il culto delle acque affonda le proprie radici nei momenti più antichi della Storia delle popolazioni italiche che abitavano l’Abruzzo e si collega direttamente ai concetti di rinnovamento e purificazione attraverso l’abluzione.

In tutto l’Abruzzo, non a caso, le giovani si recavano a raccogliere “l’acqua nuova” proprio nella mattina di Capodanno e in alcuni paesi l’acqua riveste un ruolo chiave nelle tradizioni del Capodanno.
A Pettorano sul Gizio, ad esempio, si conserva la credenza che alla mezzanotte in punto del 1 gennaio il corso d’acqua che attraversa l’abitato fermasse il suo corso per tramutarsi in oro. Acqua e oro tornano anche nelle leggende di Capodanno di altri luoghi d’Abruzzo. A Celano, secondo la tradizione, la fontana dei Santi Martiri getta oro nelle prime ore del 1° gennaio; A Lanciano si crede che la prima persona che andrà ad attingere acqua nella mattina del nuovo anno vi troverà un pesce d’oro. Simile convinzione, con una ronca al posto del pesce, a Torricella Peligna.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine