A proposito delle balbuzie (a cura della Logopedista Stefania Chiavaroli)

    La Logopedista Stefania Chiavaroli

(DAM) Peacara – Circa il 5% dei bambini attraversa periodi di disfluenza verbale, durante la varie fasi di apprendimento del linguaggio; periodi che possono durare anche sei mesi o più. Tre quarti di questo i bambini disfluenti “domeranno” nell’arco della tarda infanzia, mentre per gli altri (1% della popolazione adulta) la difficoltà si può manifestare in modo più grave e cronicizzarsi nel tempo.
Anche se l’eziologia della Balbuzie non sia completamente rivelata e compresa nella sua totalità, vi è l’evidenza scientifica che la predisposizione a diventare un soggetto balbuziente, derivi da una combinazione di fattori linguistici, ambientali, psicologici (l’emisfero destro è generalmente associato alle emozioni ed il sinistro alla logica al ragionamento; presumibilmente l’iperattività dell’emisfero destro ci indica l’attività emotiva associata alla balbuzie), costituzionali e/o ereditari (ad esempio nei normo-fluenti le aree del cervello correlate nei processi del linguaggio hanno dominanza nell’emisfero sinistro, nel balbuziente sono attive bilateralmente o hanno maggior dominanza nell’emisfero destro).
L’insorgenza della balbuzie si rileva più tipicamente durante il periodo di maggior e intenso sviluppo del linguaggio cioè quando il bambino passa dall’uso di due parole-frase all’uso di frasi più complesse. Essa di solito compare in una età compresa tra i 2 ed i cinque anni ma qualche volta anche precocemente, concentrata verso i 36 mesi di età.
Lo sforzo impiegato dal bambino nelle attività coinvolte nell’apprendimento del linguaggio ed il naturale stress della crescita, non è impossibile che in alcune circostanze portano l’aumento delle ripetizioni , esitazioni e prolungamenti di suoni, che caratterizzano sia l’inizio della balbuzie sia la normale disfluenza tipica per l’età.
Questi primi sintomi di disfluenza diminuiscono e regrediscono nella maggior parte dei bambini entro circa un anno dalla insorgenza, ma in altri possono anche restare trasformandosi in tensioni e comportamenti associati più tipici della balbuzie, come blocchi imbarazzo, frustazione (in alcune persone la paura di parlare e l’ansia sono più”disabilitanti”della loro effettiva balbuzie).
È davvero importante in questa prima fase, offrire ai genitori un punto di riferimento e di sostegno (counselling informativo) prima che il bambino sviluppi delle attitudini comunicative (emotive e sociali) negative verso la balbuzie.
Fattori di rischio e vulnerabilità
I fattori di rischio che predicono la cronicizzazione del disturbo piuttosto che una remissione spontanea includono:
• essere di genere maschile(i maschi sono più colpiti delle femmine)
• presenza in famiglia di soggetti balbuzienti
• presenza in famiglia di soggetti adulti balbuzienti
• ritardo nello sviluppo del linguaggio o nello sviluppo della parte articolatoria del linguaggio
• permanenza oltre i 18 mesi della disfluenza, dal momento della insorgenza.
Ovviamente tutti questi fattori considerati singolarmente non sono sufficienti ad indicare la cronicità del disturbo, ma piuttosto è la loro interazione e il fatto di essere acquisiti o congeniti che differenzia la disfluenza che si trasformerà in balbuzie verso quella che è solo transitoria.

Dott.ssa Stefania Chiavaroli – Logopedista